La libreria della rue Charras

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La libreria della rue Charras” di Kaouther Adimi è un romanzo edito dall’Orma Editore che mescola romanzo di formazione, storico e diario intimo.

Il romanzo narra della chiusura della libreria “Les Vraies Richesses” di Algeri in cui si reca il ventenne Ryad che, per svolgere il proprio stage e laurearsi in Ingegneria, avrà il compito gravoso di svuotare il locale e permettere così l’apertura di un negozio di ciambelle. Ryad dovrà però fare i conti con la resistenza del quartiere, che farà di tutto per rendergli difficoltoso il compito, ma anche con la bonarietà e umanità di Abdallah (l’ultimo dipendente della ex libreria divenuta biblioteca statale) che, quando non dorme nella pizzeria di Moussa, rimane seduto avvolto dal suo sudario bianco sul marciapiede di fronte alla libreria. Ryad non ha mai amato la lettura. Per lui le storie contenute nei libri non sono una vera ricchezza, come l’insegna della libreria che prende il nome da un famoso romanzo di Jean Giono vuole trasmettere, e di essi come anche delle foto del libraio editore Edmond Charlot e degli scrittori da lui pubblicati non sa che farsene.

Anche Abdallah non è mai stato un fervido lettore ma lui, al contrario di Ryad, era legato alla storia della libreria. Fin da piccola sua figlia amava trascorrere del tempo nella libreria di Charlot e ancora conserva nel portafoglio la foto di lei che legge alla Vraies Richesses il suo libro preferito. Inoltre amava il suo lavoro, soprattutto la scaffalatura dei libri. Trascrivere tutti i dati dei libri nel registro apposito e sistemarli negli scaffali lo riempiva di gioia e gli faceva comprendere l’importanza del proprio lavoro. Da quando lo Stato ha deciso di vendere l’ex libreria ad Abdallah non sono rimasti che i suoi ricordi. Per tale motivo, nonostante la riprovazione per il lavoro svolto da Ryad, decide di raccontare storie al giovane protagonista del romanzo nella speranza di fargli comprendere il valore della lettura. Quindi Abdallah racconta a Ryad la storia di Edmond Charlot ma anche la storia dell’Algeria: dal centenario dell’occupazione francese del 1930 fino al pogrom parigino del 1961, in cui esercito e harkis (i soldati indigeni fedeli alla Francia) sterminarono i sostenitori dell’indipendenza algerina e gettarono i corpi nella Senna.

Nel tentativo di creare una storia condivisa e una memoria collettiva i sette capitoli del romanzo sono stati suddivisi dall’autrice in tre parti. La prima parte ambientata nell’Algeri dei nostri giorni ripercorre le giornate di Ryad; la seconda descrive la vita di un indigeno che rimembra i fatti che hanno caratterizzato il processo d’indipendenza algerino, con particolare approfondimento della strage di Sétif del 1954; e infine il diario “immaginario” di Edmond Charlot in cui veniamo a conoscenza della vera storia della libreria casa editrice Les Vraies Richesses, dell’avventura parigina delle Éditions Charlot e di Rivages, la sua ultima creazione libraria ad Algeri.

Apprendiamo così che Charlot ha lanciato Albert Camus, pubblicando il dramma “Rivolta nelle Asturie” con la sigla e.c. per evitare problemi di censura dal momento che il sindaco di Algeri ne aveva vietato la rappresentazione; come anche le difficoltà del libraio editore a fare capire alla clientela l’importanza di un’opera come Nozze, sempre di Camus ed edita da Charlot stesso, e che non esistono soltanto i classici e della felicità incommensurabile provata quando riuscì a vendere l’ultima copia. Inoltre veniamo a conoscenza dei suoi rapporti professionali e di amicizia (oltre al già citato Camus) con André Gide, Antoine de Saint-Exupéry, Jean Giono, Jules Roy, Emmanuel Roblès, Max-Pol Fouchet e tanti altri. Commoventi le parti dedicate a Saint-Exupéry come la tristezza dovuta all’impossibilità di poter guidare aeri a causa del divieto imposto dagli americani, la partita a scacchi con Gide e il dolce ricordo scaturito dall’aver appreso della sua tragica morte in cui rievoca un pranzo nel quale l’amico scrittore tardava ad arrivare, perché impegnato a costruire aeroplanini con la carta argentata delle barrette di cioccolata per i bambini del quartiere.

Con “la libreria della rue Charras” Kaouther Adimi scrive un romanzo imperniato di solarità camusiana e rotondità alla Giono in cui traspare la vitalità dei personaggi e il tempo scorre imperturbabile in maniera circolare, passando tra presente e passato e terminando da dove aveva iniziato: con la scrittrice che invita il lettore a perdersi nelle strade affollate sovrastate dal cielo azzurro e da cui si staglia sullo sfondo un mare argentato dell’Algeri del 2017 e, dopo aver percorso il dedalo di viuzze, arrivare alla libreria del 2 bis di rue Hamani (ex rue Charras).

Inoltre la scrittrice algerina è riuscita a instaurare nel romanzo quel noi, quella memoria collettiva che i libri sono capaci di creare e che bisogna sempre coltivare e tramandare, altrimenti si rischia di rimpiangere la perdita delle storie piccole (la vita di Edmond Charlot) e grandi (la storia dell’indipendenza algerina) che i libri contengono e che centri culturali come le librerie sono in grado di promuovere. La libreria “Les Vraies Richesses” esiste tutt’oggi come biblioteca “Hamani” e ancora reca all’ingresso la frase “Un uomo che legge ne vale due”. Un motivo in più per leggere questo libro meraviglioso vincitore del Prix du Style 2017, del Prix Renaudot des lycéens 2017 e del Prix Goncourt Choix d’Italie 2017.    

Roberto Cavallaro