La Manta della Madonna della Lettera

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LA MANTA DELLA MADONNA DELLA LETTERA
Capolavoro orafo del sec. XVII custodito nella Cattedrale di Messina

Nel “Tesoro del Duomo”, in Cattedrale, la seconda sala è dedicata alle opere che sono legate alla devozione verso la Madonna della Lettera, tra cui l’opera più importante del Museo: la Manta d’oro. Essa è l'oggetto più caro al cuore di ogni messinese al punto che rivestiva l'immagine preziosa, secondo l'antica tradizione, dipinta da S. Luca ed attorno a cui generazioni di fedeli profusero centinaia e centinaia di gioie, come ex-voto, espressione di ardente riconoscenza alla Vergine Santa. Interamente in oro (alt. m. 1.60 x 0,98), delicatamente cesellata, è opera del fiorentino Innocenzo Mangani - orafo, scultore ed architetto - ed è quanto di più ricco e fastoso si possa immaginare. Il Senato messinese e i rappresentanti della Cappella della Lettera la commissionarono il 5 novembre del 1658 e il Senato, a tale scopo, il 29 aprile 1659 dispose una tassa di 12 tarì a carico dei laureandi universitari da destinarsi a favore della lavorazione della Manta, che fu compiuta nel l668. Diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri, perle, ametiste, in gran copia, gioielli di alto pregio, doni di sovrani, di signori e di gentildonne, si accumularono, di anno in anno, di secolo in secolo, su di essa, in maniera da conferirle complessivamente un valore inestimabile. Ma, a parte i gioielli, l'opera d'arte in se stessa merita l'attenzione e l'esame dello studioso per il fine e diffuso lavoro di cesello consistente in motivi floreali e geometrici e in cartoccetti. L'attività di Mangani si svolse a Messina fra il 1657 e il 1676, periodo nel quale monasteri, chiese e privati, fra cui il celebre don Antonio Ruffo, gareggiarono nel ricercarne l'opera. La manta fu realizzata al fine di coprire, secondo la tradizione bizantina, l’immagine sacra raffigurante la Madonna della Lettera, icona che andò distrutta nell’incendio del 1943 a seguito dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale e rifatta dal pittore messinese Adolfo Romano. Il manufatto, come riporta l'iscrizione incisa sotto il collo della Vergine, fu iniziato nel 1661 e ultimato nel 1668:

"Il Tesoriero della Cappella D. Carlo Gregorio Primo marchese di Poggio Gregorio e cavaliere della Stella incominciata questa manta
Della Beatatissima Vergine dell'anno 1661 all'anno 1668 
Innocenzo Mangani argentiere scultore architetto fiorentino".

Ecco un elenco, stilato nel 1929, dei preziosi che ornano la Mata (cfr. Stefano Bottari, Il Duomo di Messina):

  • Una gioia di smeraldi donata dalla Vice Regina Duchessa Usseda nel 1695.
  • Un monile d'oro con perle e diamanti, realizzato nel 1690 con il contributo dei messinesi e del Vicerè Duca di Usseda, che intervenne con 150 scudi.
  • Un anello con diamante della Contessa di Barbò di Casa Stizia (1695).
  • Una gemma di diamanti della Marchesa di Geraci (1714).
  • Una croce di diamanti della marchesa di Condagusta (1714).
  • Un cuore in oro del generale tedesco conte Wallis.
  • Una catena di anelli di don Federico Ruffo (1723).
  • Uno schifazzo d'oro con uno smeraldo, diamanti attorno e 3 perle, di Donn'Angela Procopio (1749).
  • Un gioiello con una grossa e rara perla a forma detta la pecorella del canonico decano d. Alberto Arenaprimo.
  • Un fiore di brillanti della Marchesa Maria Scoppa.
  • Una margherita di diamanti donata nel 1881 dalla regina Margherita.

L’orafo messinese Giuseppe Irrera, nel 1965, insieme con il collega Giacomo Ivaldi, restaurarono la Manta della "Madonna della Lettera", che ancora oggi viene esposta a coprire il dipinto del prof. Romano nell’altare maggiore della Cattedrale, solo il 3 giugno di ogni anno, festa della nostra Celeste Patrona.

Nino Principato