L’ignoto, l’incertezza, la paura di un qualcosa che non si conosce. Elementi questi che hanno caratterizzato, dall’alba dei tempi, la vita dell’uomo. In questo contesto ricco di interrogativi, le malattie si sono sempre ritagliate uno spazio importante nel pensiero umano.
Non potrebbe essere altrimenti nel momento in cui viene messa a repentaglio l’esistenza umana stessa. Ma ciò che fa più paura non è la morte, bensì la contagiosità di una malattia. Quel pericolo costante ed invisibile che può mettere in ginocchio un’intera comunità e che abbiamo imparato a conoscere come “pandemie”. Si sono evolute, di pari passo con l’uomo, ed hanno influenzato in maniera decisiva la storia più di qualsiasi altro elemento. Un qualcosa che, nella nostra quotidianità, è sempre rimasto marginale; utile per studiare la storia del passato o per ricordare alcuni periodi storici.
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che pochi mesi fa, nel novembre 2019, si sarebbe potuta scatenare una pandemia che avrebbe messo sotto scacco l’intero globo terrestre. Ed è proprio questa la caratteristica principale che pone il Covid – 19 in una posizione di supremazia rispetto alle altre pandemie. Non il numero di morti e contagiati, ma la forza di mettere in ginocchio tutto il mondo in una condizione di lockdown totale.
Gli ultimi dati, infatti, parlano di 6 milioni di casi e di oltre 365 mila morti che pongono il Coronavirus solo al venticinquesimo posto nella classifica delle pandemie di tutti i tempi. Ma se, da una parte, il mondo fa i conti con una nuova crisi economica mai affrontata prima, dall’altra proprio la chiusura totale ha impedito il diffondersi del virus con annesso aumento dei morti. In un momento storico così difficile e con poche certezze, si cerca sempre un colpevole di un tale disastro. Dai mercati cinesi senza condizioni igieniche alle sperimentazioni in laboratorio passando per le onde 5G ed il nuovo ordine mondiale; non è il momento di affrontare questo uragano di emozioni tra fake news, falsa informazione e complottismo.
Oggi costruiremo un percorso nel corso dei secoli che ci accompagnerà a conoscere il rapporto stretto tra pandemie ed evoluzione umana. Se, infatti, il tasso di mortalità del Covid – 19 è pari allo 0,002%, ci sono stati momenti storici nel quale si è superato il 40%. Dati estremamente diversi ma che mettono in luce come la malattia sia sempre stata parte integrante della vita umana. Nell’immaginario collettivo, poi, c’è una pandemia che conoscono tutti: la peste. Quest’ultima è senza dubbio la malattia che ha influenzato maggiormente la storia, caratterizzandola nel corso dei secoli.
Secondo le fonti storiche e gli studi approfonditi in merito, la peste nera del XIV secolo ha raggiunto un tasso di mortalità pari al 42% con un numero di vittime calcolabile tra i 25 ed i 100 milioni. Una vera ecatombe durata oltre sette anni e che ha segnato uno spartiacque vero e proprio durante il Medioevo. Sono numeri pesanti se paragonati alla popolazione di quel periodo che non raggiungeva di certo i 7,7 miliardi di oggi. Sempre su questa lunghezza d’onda vanno citate la peste d’Atene che causò quasi 100 mila morti tra cui Pericle; la peste di Giustiniano (541-542) e la peste Antonina (165-180) che, oltre a milioni di morti, diedero un colpo letale all’impero romano d’Occidente e d’Oriente.
Ma se pensate che la peste sia un’entità, ormai, molto lontana da noi basta andare avanti nel corso dei secoli. Nel Cinquecento, entrò in gioco il vaiolo che aiutò in maniera sensibile i Conquistadores spagnoli nella colonizzazione dell’America Centrale. Un’arma batteriologica ante litteram che, al pari dei cannoni, uccise oltre 3 milioni di indigeni americani. Tanto “cara” a noi italiani, invece, c’è la Peste italiana del Seicento raccontata da Manzoni nei “Promessi Sposi”. In epoca più recente arriviamo al colera, che perdurò per tanti anni a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento, e la famosissima Influenza Spagnola.
Senza dubbio, durante questi mesi di lotta contro il Covid – 19, i paragoni si sono sprecati. Tuttavia le differenze sono molteplici e sensibili. A partire dal numero delle vittime calcolabile tra i 50 ed i 100 milioni di morti che collocano la Spagnola al quinto posto tra le pandemie più gravi della storia. Un tasso di mortalità del 2,73% a livello mondiale che, a partire dal 1918, causò più morti della Prima guerra mondiale appena conclusa. Proprio gli strascichi del conflitto ed il gran numero di spostamenti tra truppe e popolazioni aiutò notevolmente il diffondersi del virus. Un pandemia che sconvolse l’economia mondiale, già notevolmente indebolita dalla guerra, e che causò un terremoto demografico. Una crisi totale che, come dimostrato dagli eventi seguenti, spianò la strada a vuoti di potere in Europa ed all’avanzare dei nuovi regimi dittatoriali. Una pandemia, quindi, che ha influenzato le radici della nostra storia contemporanea e della nostra quotidianità. Adesso è tempo di guardare al futuro e di ricostruire sulle macerie post Covid -19. Una cosa, però, dobbiamo sempre ricordarla: il passato è fonte inesauribile di risposte.
Ernesto Francia