Letteratura e parole chiave del Coronavirus

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In questi mesi di emergenza sanitaria il mondo della cultura ha evidenziato le opere letterarie più idonee a comprendere la pandemia. Se prendiamo però in considerazione le parole chiave del Coronavirus possiamo scoprire delle letture apparentemente incongruenti, ma che in realtà ci illuminano molto su questo periodo difficile che tutti noi stiamo vivendo.

Con questo articolo menzionerò alcuni libri tra classici e contemporanei in cui risaltano le parole che più sono rimbalzate nei mass media in questi mesi.

Certamente tra i romanzi che ci permettono di comprendere meglio l’attuale pandemia non si può non menzionare La peste di Albert Camus in cui la città algerina di Orano è colpita dalla malattia infettiva che dà il titolo al romanzo la quale, a causa della diffusione del contagio, si diffonde a ritmo vertiginoso per tutta la città dando luogo a una pandemia vissuta dai personaggi in tutta la sua assurdità. Il flagello è in Camus la metafora della guerra e dell’ideologia nazifascista e la battaglia al Coronavirus è stata paragonata dall’opinione pubblica alla Seconda Guerra Mondiale per via del numero dei morti e del dissesto delle economie degli Stati coinvolti nella lotta contro un nemico assoluto. Nel romanzo i medici sono definiti degli eroi dalla popolazione ma il dottor Bernard Rieux, il protagonista, non si definisce tale perché sta semplicemente svolgendo il suo dovere. Rieux è il medico dei poveri che quando scoppia la peste si dedica anima e corpo alla cura degli altri e al benessere della collettività anche a discapito della vita privata. È un personaggio positivo, uno dei migliori della letteratura di tutti i tempi, perché incarna quell’ideale d’umanità in cui la solidarietà e l’onestà prevalgono sugli interessi privati e sulla felicità personale. Critica aspramente Padre Paneloup, perché definendo la peste come castigo divino non fa altro che favorire la superstizione e la paura nella popolazione, e si scaglia contro il linguaggio burocratico che considera le vittime in termini di numeri senza alcuna considerazione della vita umana.

Un altro romanzo a cui si è fatto molto riferimento in questi mesi è I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Ben noti sono i capitoli dedicati alla peste e in particolare nel capitolo XXXIV, che tratta dell’ingresso di Renzo a Milano, risaltano parole chiave come distanziamento sociale e rischio. Nel suo cammino lungo le strade della città meneghina il protagonista incontra una serie di personaggi a cui chiede le indicazioni per raggiungere la casa di don Ferrante. Non sempre questi incontri vanno a buon fine ma in tutti, come quelli con la guardia e con il prete, Renzo è tenuto a chiedere informazioni rispettando una certa distanza dall’interlocutore. Ad esempio quando Renzo incontra il prete questi gli fa capire che è disposto ad ascoltarlo purché rispetti il distanziamento sociale e per rendere il messaggio chiaro punta a terra il bastone per indicargli la distanza minima a cui deve attenersi. Nel capitolo il protagonista si rivelerà capace di gesti altruisti, come quando si priva del pane per donarlo alla donna rinchiusa in casa per aver perso il marito a causa della peste; tuttavia la paura del contagio è tale che c’è chi, come il passante e la donna incrociata davanti al palazzo di don Ferrante, lo prende per un untore. Le urla della donna faranno avvicinare un gruppo di facinorosi e Renzo per non finire linciato salterà sul carro funebre condotto dai monatti che lo condurrà al lazzaretto dove incontrerà la sua Lucia.

Parole chiave come virus, salute e quarantena le ritroviamo invece nel romanzo Cecità di José Saramago, in cui in un tempo e un luogo indefiniti gli esseri umani sono stati colpiti da un’epidemia insolita che li ha resi ciechi. I malati presentano una sintomatologia particolare: la loro vista è avvolta da una nube lattiginosa che scatena reazioni psicologiche incontrollabili da cui scaturiscono azioni di una violenza che supera ogni immaginazione. Drammatici sono gli effetti sulla convivenza sociale perché gli uomini affetti dal morbo non provano pietà e sono mossi esclusivamente dall’istinto di sopravvivenza. Tuttavia non bisogna disperare perché nell’uomo c’è uno spiraglio di luce che aspetta soltanto di emergere.

L’accelerazione del contagio epidemico possiamo rintracciarla in La peste scarlatta di Jack London. In questo romanzo distopico la razza umana è stata annientata da un’epidemia che si è diffusa nel pianeta Terra nel 2013 quando la società era governata dal Consiglio dei Magnati. Sessant’anni dopo un vecchio professore universitario si troverà a raccontare a dei ragazzi selvaggi, seduti attorno al fuoco, come l’epidemia abbia ripiombato l’umanità a un stato di crudeltà e barbarie tali da aver posto fine alla civiltà umana.

Il saggio Spillover. L’evoluzione delle pandemie del divulgatore scientifico inglese David Quammen ha colto in anticipo rispetto ai tempi le cause e le modalità di diffusione di un virus mortale per l’uomo quale il Coronavirus. Nel saggio Quammen tratta del salto di specie, spillover, come modalità di trasmissione del virus dagli animali all’uomo generando pandemie. Senza dubbio il libro del momento che ci permette di comprendere al meglio l’origine e l’evoluzione delle pandemie.

Nel saggio di Quammen una delle cause delle pandemie deve essere rintracciata nel cambiamento climatico, parola chiave che ha dato spunto a romanzi distopici a sfondo ecologista come Sfacelo di René Barjavel, padre del fantasy e della fantascienza francese, e Il mondo sommerso di J.G. Ballard.

Quest’ultimo riesce a descrivere questi tempi di emergenza sanitaria soprattutto con il romanzo-saggio La mostra delle atrocità in cui si esprime la deriva e l’infodemia determinata dalla ripetizione in serie e la fusione di immagini contrastanti – come le esplosioni delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, il luna park parigino amato dai surrealisti o ancora le morti di Marylin Monroe e di Kennedy e il volto disteso di Jackie Kennedy – che appaiono nei quadri, nei manifesti o negli schermi,  determinando nei pazienti della clinica psichiatrica in cui ogni anno si svolge la mostra uno sconvolgimento sismico tale da determinare una rottura tra il paesaggio interno (mentale) e il paesaggio esterno (la storia e la realtà) e la psicosi del protagonista internato, che si rivela al lettore con le sue molteplici personalità. In un certo senso il continuo aggiornamento dei dati sui morti e sui contagi fornito dalle televisioni nazionali e locali, i servizi sui diversi modi in cui le persone hanno affrontato la quarantena e gli show snervanti dei politici mi hanno fatto pensare alla vita come una sorta di romanzo sperimentale alla Ballard. Il romanzo dello scrittore britannico è noto anche per aver ispirato la band new wave Joy Division nella canzone Atrocity Exhibition, brano d’apertura dell’album Closer.    

L’autore britannico di fantascienza ci illumina anche sulla sensazione di oppressione vissuta da molti durante la quarantena con il romanzo autobiografico L’impero del sole, in cui racconta il periodo di prigionia vissuto in Cina durante la seconda guerra mondiale.

Nella storia della letteratura non tutti gli scrittori hanno vissuto però la costrizione come una negazione delle libertà. Questo è il caso di Xavier de Maistre che in Viaggio attorno alla mia camera del 1795 ha cercato di fare buon uso degli arresti domiciliari inflittagli dalle autorità sabaude per aver partecipato a un duello d’onore, sostando per 42 giorni nella sua camera e trasformando la contingenza negativa in un’occasione di svago e di riflessione.

Lo svago dell’arte del racconto lo rintracciamo nel Decameron di Giovanni Boccaccio, in cui un gruppo di ragazzi e ragazze fiorentini asintomatici decidono di sfuggire il focolaio epidemico per chiudersi in autoisolamento in un casolare di campagna, fuori Firenze, e raccontarsi a turno delle storie divertenti e al contempo moraleggianti nell’attesa di poter tornare alla normalità.

I generi fantascientifico e distopico ci aiutano a fare luce su alcune parole chiave del Coronavirus. Tra questi romanzi vanno menzionati Tempo fuor di sesto di Philip K. Dick, Antifona di Ayn Rand, 1984 di George Orwell e Un miliardo di anni prima della fine del mondo dei fratelli Arkadi e Boris Strugatzki.

Tempo fuor di sesto è senza dubbio il romanzo del maestro della fantascienza Philip K. Dick che più di ogni altro, molto più dell’ucronia La svastica sul sole, ci permette di comprendere il senso di estraneità causato dalla pandemia. Il protagonista Ragle Gumm è campione mediatico del quiz a premi del quotidiano di Old Town in cui bisogna individuare il luogo in cui atterreranno gli extraterrestri e tuttavia non riesce a essere felice. La smania di voler restare il campione in carica del quiz gli provoca una serie di allucinazioni che si manifestano con la scomparsa di oggetti e palazzi che vengono sostituiti da cartellini con su scritto il nome dell’oggetto smarrito, come ad esempio Autostrada o Chiosco delle bibite. La responsabilità di dover salvare la Terra precipiterà il protagonista in una crisi regressiva a cui si porrà rimedio formattandogli la memoria e sostituirla con un presente ricalcato sui suoi ricordi d’infanzia. Raggle si ritroverà così ad avere un’identità illusoria non diversa da quella di un avatar dei social network e a condurre una vita falsa e alienata.

In Antifona di Ayn Rand invece risaltano parole chiave come libertà e paura. Il romanzo della scrittrice russo-americana nota per aver ispirato molte canzoni dei Rush, tra cui Anthem (Antifona nella traduzione italiana) e 2112, è una riflessione sull’importanza della libertà individuale e narra della storia di un individuo di nome Uguaglianza 7-2551. In questa società di un futuro imprecisato le persone non contano come esseri umani ma per la loro funzione ed è governata dal Consiglio della Vocazione. Inoltre i cittadini utilizzano una lingua in cui è assente l’idea di io e conta soltanto il noi. L’organo supremo assegna al protagonista il lavoro di spazzino, che svolge al meglio finché la curiosità e l’intelligenza innate lo porteranno ad avventurarsi in luoghi inesplorati risalenti ai Tempi Innominabili; un’era che viene negata dal Consiglio di Vocazione per poter conservare il potere e mantenere il regime collettivistico a cui i cittadini sono asserviti. Quando Uguaglianza scoprirà l’elettricità – e quindi la tecnica – e conoscerà l’amore incarnato nella donna Libertà 5-3000, capirà l’importanza della libertà individuale e del diritto alla felicità e insieme fonderanno una nuova società libera dal controllo e dalla paura e fondata sull’amore e la conoscenza.

Anche 1984 di George Orwell, romanzo distopico per eccellenza, mette in luce alcuni aspetti di questi mesi come il controllo, le uscite con l’autocertificazione, i test e la propaganda.

Nel romanzo i cittadini sono sottoposti a un controllo continuo da parte del Grande Fratello attraverso le telecamere sparse nelle città e negli edifici. Chiunque, perfino gli impiegati al Ministero della Verità come il protagonista Winston Smith, è tenuto a giustificare i propri movimenti. Ad esempio Winston farà di tutto per tenere segreta la relazione con Julia, ma quando O’Brien scoprirà la loro storia d’amore i due amanti saranno sottoposti a torture e a test della verità talmente disumani e strazianti, che in confronto il “ma dove cazzo vai” dei droni municipali e le sanzioni comminate ai cittadini indisciplinati per aver violato le disposizioni legislative straordinarie, per quanto onerose, sono di gran lunga più tollerabili, in quanto ci troviamo in una situazione di eccezionalità che richiede anche una dose di responsabilità per uscire quanto prima dall’emergenza. Inoltre i test sierologici possono essere paragonati ai test della verità del romanzo di Orwell facendo tuttavia le dovute distinzioni, in quanto sono uno strumento fondamentale per mappare i contagi e garantire un’azione sanitaria coordinata e tempestiva.

Certo molti ragionamenti di Orwell come il controllo dei dati e della privacy dovuto all’utilizzo delle tecnologie informatiche e la sorveglianza sono problemi della società contemporanea che non devono essere sottovalutati, perché non ci vuole niente a ritrovarsi in una dittatura se si danno per scontate le conquiste giuridiche ottenute dopo tante battaglie.

Ciò che mi ha sorpreso di questi tempi è soprattutto l’utilizzo del Bipensiero in molti discorsi politici di mera propaganda. La lotta al Coronavirus è stata paragonata spesso a una guerra, come già menzionato in precedenza, il che è una metafora fuorviante e ingiusta nei confronti di chi la guerra l’ha vissuta o continua a viverla e può diventare pericolosa. Se cominciamo a dire che la guerra è pace non ci vorrà molto che si finirà per affermare che la libertà è schiavitù e l’ignoranza è forza.

La svalutazione della scienza per motivi di sicurezza, mettendo in dubbio il metodo e i tempi della ricerca scientifica, è invece ciò che traspare nel romanzo fantascientifico-satirico Un miliardo di anni prima della fine del mondo dei fratelli Arkadi e Boris Strugatzki.

Maljanov ha voluto approfittare dell’assenza della moglie e del figlio per dedicarsi anima e corpo alla sua ricerca sullo spazio interstellare. Avverte che è a un passo da un’importante scoperta che rivoluzionerà la scienza e con un altro po’ di concentrazione potrà avvalorare la sua tesi. Soltanto che non è così semplice come possa sembrare. Una volta suonano al telefono, un’altra volta suonano alla porta per consegnare un pacco di vino e leccornie. Un’altra volta bussa la bellissima amica della moglie dal collo fatto per essere baciato e un’altra volta ancora un vicino seccante ha avvertito il bisogno impellente di prestargli un libro che non può non leggere. Non ha proprio fortuna Maljanov. Il problema è che queste interruzioni continue capitano anche agli altri scienziati che come lui sono a una svolta nelle loro ricerche e quel che è peggio è che arrivano anche le minacce. Qualcuno vuole fermare il progresso della conoscenza. Maljanov si trova così dinanzi al dilemma se proseguire nella sua ricerca oppure rinunciarci per appiattirsi come una medusa.

Restando nella letteratura russa possiamo rintracciare altri tre romanzi che ci aiutano a comprendere le parole chiave del coronavirus.

Per molti questo periodo difficile è stato contrassegnato dalla solitudine e dalla noia a cui si è cercato di far fronte trascorrendo giornate intere sul divano o in balcone. È quanto troviamo in Oblomov di Gončarov in cui il protagonista è un proprietario terriero indolente che trascorre le sue giornate stravaccato sul divano in cui indulge a una meditazione spensierata.

L’altro aspetto della quarantena da Coronavirus è stato l’aumento dei casi di violenza domestica tanto nella sua componente fisica, che rintracciamo nel racconto La sonata a Kreutzer di Tolstoj e che nel messinese ha avuto tra le sue vittime Lorena Quaranta, quanto nella sua componente psicologica, come nel racconto La mite di Dostoevskij.

Uno dei termini più utilizzati per definire il Coronavirus è stato alieno. A tal proposito non può non venire in mente Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry, come alieno positivo che l’aviatore incontra nel deserto del Sahara e da cui apprenderà l’importanza del sapersi prendere cura degli altri. È proprio nel deserto della vita o delle città quando tutto sembra spacciato che può emergere la speranza di poter essere delle persone migliori.

Non soltanto romanzi, racconti, fiabe e saggi possono venire in nostro soccorso nel comprendere la pandemia che stiamo attraversando. Anche il teatro, duramente colpito in questi mesi di lockdown, ha molto da dire sull’argomento. Come ad esempio la tragedia Edipo re di Sofocle, in cui il re di Tebe invia il cognato Creonte dall’oracolo di Delfi per conoscere la verità sul destino del suo popolo falcidiato dalla peste e riceve come risposta quella di espellere l’impurità dalla polis. Allora Edipo emana un editto, e quindi un decreto, con cui condanna all’esilio l’autore o gli autori dell’assassinio di Laio se dichiareranno spontaneamente la loro colpevolezza altrimenti saranno condannati a morte. Edipo incalzato dal profeta Tiresia e dopo aver inconsapevolmente compiuto incesto per anni con la moglie e madre Giocasta scoprirà di essere lui il colpevole dell’uccisione del padre Laio e la causa della peste. Così colui che era diventato re di Tebe per aver sconfitto la Sfinge grazie alla sua intelligenza ignora le disgrazie del suo popolo. Padre e fratello dei suoi figli Edipo si ritroverà cieco e mendicante costretto dal suo stesso editto ad andare in esilio con i figli. Così Sofocle ci insegna con la sua immensa saggezza che soltanto sperimentando la sofferenza su se stessi si potrà alla fine essere felici apprezzando ciò che si ha.

Tra i romanzi contemporanei che meglio hanno colto il segno dei tempi vanno menzionati La morte non fa rumore di Volker Kutscher della saga di Babylon Berlin, Guardami di Jennifer Egan e Il cerchio di Dave Eggers.

In La morte non fa rumore il lettore si ritrova catapultato nel 1930: un periodo turbolento a causa del crollo della borsa di Wall Street del ’29, che sta mettendo a dura prova le economie mondiali, e in primis quella tedesca, a causa della pace umiliante che la Germania ha dovuto siglare all’indomani della Grande Guerra. Nel pieno della crisi economica il commissario Gereon Rath si trova a dover risolvere casi in cui la radicalizzazione del sistema politico rischia di mettere a dura prova la fragile Repubblica di Weimar. I nazisti stanno avendo sempre più presa nella istituzioni e nell’esercito e i comunisti diventano il capro espiatorio della fragile Repubblica di Weimar. Tra i romanzi della saga questo romanzo è quello più idoneo ai nostri tempi perché tratta di una serie di omicidi avvenuti nel milieu cinematografico, settore dello spettacolo duramente colpito a causa della chiusura dei cinema. Inoltre spesso nel descrivere l’attuale crisi economica si è fatto spesso il paragone con la crisi del ’29 e in vari Stati si sta assistendo attualmente a un aumento della popolarità e dell’influenza dei movimenti razzisti di estrema destra, che utilizzano i social network per fomentare l’odio razziale e mettere a dura prova le democrazie.

In Guardami di Jennifer Egan rintracciamo invece il ruolo cruciale dei social network nella società di oggi. Nel romanzo una delle storie coinvolge Charlotte, una modella trentacinquenne in declino, che subisce un incidente da cui esce sfigurata. Dopo essersi posta a un intervento di chirurgia plastica decide di sfruttare i social per rifarsi una vita dove l’immagine e l’apparenza diventano la realtà.

Il cerchio di Dave Eggers è un romanzo fantascientifico distopico che, oltre a mettere in risalto il ruolo sempre più importante ricoperto nelle nostre vita da internet e dai social network, ci fa comprendere anche il valore e i pericoli dello smart working e di parole virali come #andràtuttobene e #iorestoacasa che finiscono per diventare slogan vuoti e logorroici.

Il romanzo dello scrittore americano può essere considerato un 1984 dei nostri giorni. In un futuro remoto la società web The Circle ha creato una rete di social network che permette di mettere in connessione più utenti possibili, portando avanti la policy della trasparenza aziendale come presupposto per un mondo più sicuro e più sano. La protagonista Mae Holland viene assunta da The Circle grazie alle referenze presentate dall’amica Annie e in breve tempo diventa uno dei membri più convinti della politica aziendale e anche tra i più popolari. Mae finirà ai ferri corti con gli amici che non condividono la strategia del colosso di internet e, pur di aumentare il numero di utenti e non perdere di popolarità, si consacrerà interamente al lavoro anche quando torna a casa dalla famiglia.

Mae conierà alcuni degli slogan che più si ripetono nel corso del romanzo come i segreti sono bugie, la condivisione è prendersi cura e privacy è furto, i quali ricordano i tag invasivi dei social network che bisogna utilizzare se si vuole farsi notare.

Infine l’ultima parola chiave da prendere in considerazione è fake news, che possiamo rintracciare in Caleb Williams di William Godwin. Nel primo thriller della storia che tanto ha influenzato Alessandro Manzoni per I promessi sposi, il protagonista Caleb Williams è un segretario a servizio del proprietario terriero Ferdinando Falkland.

Dopo aver scoperto le prove che incastrano Falkland come autore dell’omicidio Tyrrel per cui aveva fatto condannare all’impiccagione il fittavolo e il figlio di quest’ultimo, per Caleb inizia un periodo di forzata complicità finché decide di fuggire dalla prigionia impostagli da Falkland e darsi alla macchia. Falkland allora decide di perseguitare il suo ex servitore diffondendo false accuse sul suo conto. Caleb viene accusato da Falkland di averlo derubato di una cospicua somma di denaro e mette una taglia su di lui.

Il nostro protagonista vivrà così una serie di peripezie che lo porteranno in prigione, all’evasione fino al processo finale in cui Falkland confesserà i suoi crimini e l’ingiustizia fatta patire all’ex servitore. Da lì a qualche giorno il vecchio proprietario terriero morirà e Caleb si autoaccusa di essere stato troppo implacabile nella sua sete di verità e di giustizia e si ritiene responsabile della morte del suo ex padrone. La sua sarà una vittoria dal sapore amaro da cui apprenderà l’importanza dell’empatia.

Un romanzo in cui l’indagatore diventa indagato, l’inseguitore si ritrova inseguito e l’innocente si confessa colpevole è molto probabilmente il libro migliore per concludere questa riflessione sul rapporto tra la letteratura e le parole chiave del coronavirus, perché proprio nei periodi e nei momenti più terribili i libri e l’esperienza possono darci le risposte ai problemi dei nostri tempi.


Roberto Cavallaro