I Templari a Messina

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L’Ordine è puro, è santo. Le accuse sono assurde, le confessioni false!”. Mentre queste parole lasciavano il segno nella Storia come scudisciate, urlate dal vecchio Jacques de Molay – ventitreesimo Gran Maestro dell’Ordine dei Templari – il 18 marzo 1314 durante il rogo finale di Parigi, l’”Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Gerusalemme” veniva fatto divorare dalla Chiesa, la stessa che i templari avevano scelto come madre, dall’inizio della loro costituzione.

L’Ordine, fondato nel 1118, 1119 o 1120 da nove cavalieri francesi alla guida di Hugues de Payns e Geoffrey de Saint-Omer, prese questo nome perché il re di Gerusalemme, Baldovino II, consentì loro di risiedere in un’ala del Palazzo Reale sullo stesso sito del Tempio di Salomone a Gerusalemme. La “Militia Templi” o “Poveri Cavalieri del Tempio di Gerusalemme”, così costituita, aveva come scopo principale proprio la protezione dei pellegrini nel passaggio da Giaffa a Gerusalemme verso i luoghi santi. Il simbolo da loro adottato, oltre a quello notissimo dei due cavalieri su un solo cavallo, a sottolineare il carattere di povertà del neonato Ordine, fu il Tempio della Roccia di Gerusalemme perché carico di significati cristiani: dalla Roccia Dio prese la polvere per creare Adamo; su di essa Noè eresse un altare di ringraziamento a Dio per essere sopravvissuto al Diluvio; su di essa Abramo stava per sacrificare il figlio Isacco; su di essa era posta l’Arca dell’Alleanza con le Tavole dei Dieci Comandamenti del Tempio di Salomone. Perfino da essa il Profeta Maometto partì per il viaggio notturno in Paradiso.

Nel 1128 San Bernardo di Chiaravalle diede la Regola ai Cavalieri che adottarono la rossa croce patriarcale sul mantello bianco e il motto “Non nobis Domine, non nobis, sed nomine tuo da gloriam” (“Non a noi Signore, non a noi, ma al Nome Tuo va la gloria”), con la bandiera di guerra, il “Baucent”, bianca e nera, allegoria ermetica alchemica dove dalla “nigredo”, la notte oscura dell’anima, si passa all’”Albedo”, il bianco luminoso della rinascita. Divenuti col passare del tempo sempre più ricchi e potenti, i Templari che furono anche gli inventori della moderna carta di credito, ben presto suscitarono gli interessi di Filippo IV il Bello re di Francia, in perenne dissesto economico ed avidissimo di denaro. Con l’appoggio del pontefice Clemente V che aveva trasferito la sede papale ad Avignone, i Templari furono accusati di sputare sul Crocifisso, di bestemmiare, di adorare l’idolo “Baphomet”, accuse spudoratamente false che però sortirono l’effetto voluto: all’alba di venerdì 13 ottobre 1307 tutti i Templari di Francia furono arrestati e consegnati nelle mani degli inquisitori mentre l’Ordine venne soppresso con Bolla papale.

Il ventiduesimo ed ultimo Gran Maestro dell’Ordine, Jacques de Molay, venne arso vivo a Parigi il 18 marzo 1314. Mentre bruciava, invocò la giustizia divina e profetizzò che entro l’anno re e papa sarebbero comparsi al cospetto di Dio: così fu perché il 20 aprile 1314 Clemente V morì di cancro allo stomaco e il 29 novembre dello stesso anno, Filippo il Bello che si era impossessato dei beni dei Templari, lo seguì nella tomba.

A Messina, nel 1131, l’Ordine fondò la PRIMA DOMUS TEMPLARE IN ITALIA nel monastero benedettino con chiesa annessa di Santa Maria Maddalena della Valle Josafat (oggi edificio della “Casa dello Studente”). Agli inizi del 1200, dopo una consistente espansione, l’Ordine costruì un’altra Domus composta dalla chiesa di San Marco, dal Convento e dall’Ospedale per i pellegrini dedicato a Santa Maria dei Bianchi (nell’area dove oggi sorgono il Palazzo della Provincia Regionale e il Liceo Scientifico “Seguenza”).

Della presenza Templare a Messina oggi rimangono il Palazzo Castelli e le “Case Guglielmo” a Santa Lucia Sopra Contesse, mansione poi venduta nella seconda metà del sec. XIII ai Padri Domenicani; il portale dell’Ecclesia di San Marco con raffigurate testine di Templari con l’elmo nella ghiera dell’arco ogivale a zig-zag, oggi al Museo Regionale; la via Templari che si sviluppa a monte e parallela alla via 24 Maggio e il simulacro della Madonna dei Bianchi, a Curcuraci, la cui festa con la processione del fercolo si svolge ogni anno la prima domenica di settembre.
E’ tempo – e ne è passato anche troppo - che la Chiesa dia inizio ad un processo di revisione della Bolla di Clemente V che porti alla giusta, completa riabilitazione di un glorioso Ordine innocente che ebbe il solo “torto” di essere totalmente al servizio di Dio, e, ad ogni costo, ne seguì con obbedienza e senza reagire la Sua volontà.
Fino in fondo.

Nino Principato