Gli Uffizi di Messina

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C’ERANO UNA VOLTA NEL PALAZZO ARCIVESCOVILE OLTRE 450 DIPINTI FRA I QUALI OPERE DI CARAVAGGIO, REMBRANDT, TIZIANO, BOTTICELLI ED ALTRO ANCORA

Nel suo volume “Messina e Provincia Guida Storica-Turistica” edito a Messina da “La Sicilia” nel 1936, Pietro Longo si sofferma a lungo su un aspetto ancora poco conosciuto, la Pinacoteca, la Galleria delle sculture e il Museo di Storia Naturale che erano allogate all’interno del Palazzo Arcivescovile: "In seguito all’acquisto da parte dell’Arcivescovo di alcune celebrate collezioni di pitture antiche e di sculture, è sorto per la Curia il problema della sede nella quale poter dare adeguata sistemazione a queste splendide raccolte di cui la liberalità geniale e feconda di Mons. Angelo Paino ha tanto opportunamente dotato la Città di Messina.

Se il patrimonio artistico ha nel Museo Nazionale le testimonianze eloquenti di epoche magnifiche, così come furono amorevolmente raccolte fra le rovine ed armoniosamente composte nel pianterreno dell’ex convento di S.Salvatore dei Greci, l’arte nel suo più vasto campo avrà nella Pinacoteca arcivescovile e nell’annessa Galleria delle sculture una eletta e mirabile collezione […] La pubblicazione di questa Guida non trova ordinato il materiale che attende nei depositi del Palazzo Arcivescovile la sua sistemazione. Se ne dà perciò notizia sulla scorta degli elenchi di acquisto. Una prima galleria è costituita da circa 90 quadri, tra cui i seguenti […]”.

Fra gli altri, Longo elenca: Diego Velasquez, “Ritratto di donna”; Tintoretto, “Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso”, “Ritratto, Madonna coi Santi”; Tiziano, “Ritratto della figlia Lavinia”; Rembrandt, “Ritratto di Rabbino”; Benozzo Gozzoli, “Affresco staccato da muro”; Antonello da Messina (attribuito), “Sacra Famiglia”; Carlo Maratta, “Sacra Famiglia”; Parmigianino, “Sacra Famiglia”; Antoon van Dyck, “Sacra Famiglia”, “San Giovanni che bacia Gesù”, “San Giovanni battezza Gesù, “Redentore”; Palma il Vecchio, “Madonna col Bambino”; Salvator Rosa, “Paesaggio”, “Filosofo”; Federico Zuccari, “Battaglia”; Giovan Battista Tiepolo, “San Giovanni (?)”, “S. Massimo prega re Osvaldo”, “Adorazione di Cristo”; Mattia Preti, “Autoritratto” ; Filippo Lippi, Annunciazione”; Daniele da Volterra, “Madonna e Santi” (attribuito a Perin Del Vaga); Luca Signorelli, “S. Elena e S. Onofrio”; Guercino, “Crocifissione”; Sandro Botticelli, “Madonna e Santi”; Nicolas Poussin, “Baccanale”, “Susanna al bagno”; Annibale Carracci, “S. Sebastiano”, “San Giovanni”; Corrado Giaquinto, “Madonna e Santi”; Jan Vermeer, “Pasto familiare”; Francesco Guardi, “Veduta di Venezia”; Giovanni Bellini, “Sacra Conversazione”; Correggio, “Pannello”; Caravaggio, “Studio di testa”.

Una seconda galleria era costituita da pitture, marmi e pietre, mobili, bronzi e ferri battuti e vari oggetti d’arte. Di essa facevano parte altri 250 dipinti, fra i quali Longo cita: Scuola di Tiziano, “Madonnina col Bambino”; Pietro Longhi, “Ritratto di donna”; Caravaggio, “Deposizione”, “Giocatori” e opere di Fra Bartolomeo, Francesco Albani, Bronzino, Cristoforo Allori, Salvator Rosa, Guido Reni, Pontormo, Jacopo Bassano, dipinti tutti dotati o di cornici originali o ricche cornici adatte al soggetto e all’epoca.

La sezione “Marmo e pietre” comprendeva, fra l’altro, figure, busti, tavole pompeiane, fontane, vasi, vasche, panche, colonne, un altare già appartenuto alla cappella del Palazzo Strozzi, vari busti di Lorenzo Bartolini (1777-1850), bronzi di Giuseppe Cassioli (1865-1942) e grandi tavole con piani di marmo Labrador rarissimo, verde antico, rosso africano, giallo broccatello antico, onice, diaspro di Sicilia, rosso cipollino antico. Nella raccolta dei mobili spiccavano per bellezza e importanza due grandi portoni ricchi d’intagli provenienti da Firenze, un grande pancone con putti e l’allegoria del Commercio, tavole dorate con piani di marmi rari, consolle, specchiere dell’intagliatore fiorentino Francesco Morini (1822-1899).

Una terza Galleria – riferisce ancora Pietro Longo – è stata acquistata dall’Arcivescovo Paino, consistente di 117 dipinti antichi e moderni, alcuni dei quali d’autore, altri di scuola o copie. Notevoli fra i primi: La “Pentecoste” di Giovanni Lanfranco; L’ultima cena” di Paris Bordone; “La Maddalena penitente” di Pompeo Batoni; “La Pietà – Gesù e la Madonna” di Mattia Preti; “S. Francesco d’Assisi” del Trevisani; “Sacra Famiglia” del Cavallucci (Scuola del Correggio).
Il Museo di Storia Naturale comprendeva 695 esemplari di uccelli, 272 di pesci, 27 di crostacei, 664 di molluschi. Nel reparto dei minerali erano riuniti ben 2492 pezzi che offrivano un esaustivo panorama di tipi e varietà.

Di questo Museo, scriveva Longo: “Attende pure la sua impostazione ordinata in rispondenza della ricchezza del materiale che lo costituisce il cosiddetto “Museo Napoleonicouna delle più rare e complete collezioni di storia naturale che con intelligente cura venne formata da un appassionato studioso nell’isola d’Elba e precisamente nella Villa che servì di residenza a Napoleone durante il primo esilio. Di questa villa la detta collezione formò per molti anni il più splendido ornamento che nazioni straniere cercarono invano di acquistare. E si deve all’illuminato mecenatismo di Mons. Paino se essa fu assicurata all’Italia ed alla nostra Città. Si ripete così a Messina, quel che Milano, nel secolo del Rinascimento potè ammirare nell’opera multiforme e sapiente del cardinale Borromeo.”.

Di tutte queste opere, a quanto ci risulta, non esiste traccia al Museo Regionale. Certamente, c’è stata la guerra con bombardamenti e distruzioni di mezzo, saccheggi di opere d’arte ma, in ogni caso, sarebbe interessante e di estrema importanza sapere dove sono andati a finire e se ancora esistono.


Nino Principato