Giorno della Memoria - La musica dei lager

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Oggi, 27 gennaio, vogliamo celebrare il Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale designata dall’Onu per commemorare le vittime dell'Olocausto, in un modo particolare. Non ci lasciamo fuorviare dalla retorica delle parole ma, invece, guidare dall’emozione della musica, in particolare quella che veniva prodotta e musicata all’interno dei campi di concentramento e che faceva da triste colonna sonora al drammatico sterminio nazista.

Il maestro Francesco Lotoro, Pianista italiano nato a Barletta nel 1964, ha dedicato gli ultimi 30 anni della sua vita a rintracciare, raccogliere e documentare oltre 8 mila opere musicali scritte all’interno dei campi di concentramento. Questi brani, sono stati incisi, e sono oggi parte di un’enciclopedia della musica “concentrazionaria”. Il progetto di raccogliere l'intera letteratura pianistica prodotta durante gli eventi più drammatici del Novecento, inizia con la raccolta e l'incisione di tutte le opere pianistiche e cameristiche scritte da Alois Pinos, Petr Pokorny, Petr Eben e altri dopo la Primavera di Praga, e soprattutto incidendo alcune opere per l'Enciclopedia discografica in 48 CD-volumi KZ Musik .

KZ Musik rappresenta uno dei più grandi sforzi storiografici, editoriali e artistici mai compiuti e consiste nella registrazione discografica dell'intero corpus musicale creato in tutti i luoghi di cattività, deportazione e privazione dei diritti umani dall'apertura dei Lager di Dachau Börgermoor sino alla liberazione di tutti i Campi alla fine della Seconda guerra mondiale sia sul versante eurasiatico (maggio 1945) che pacifico (agosto 1945). In questa raccolta, ha inciso, unico pianista al mondo, la monumentale Sinfonia n.8 di Erwin Schulhoff per pianoforte (scritta nel Campo di internamento di Wuelzburg), la partitura pianistica del Don Quixote tanzt Fandango di Viktor Ullmann (scritta a Theresienstadt) e del Nonet di Rudolf Karel (scritta nel carcere di Pankràc a Praga). 

Tra le storie più forti c’è quella del recupero di una partitura contenuta all’interno di un violino recuperato nel campo di sterminio di Auschwitz e appartenuto ad Eva Maria, una ragazza ebrea di 22 anni che, con il fratello Enzo, stava scappando in Svizzera. Una fuga interrotta a Tradate, dove vennero catturati dai Tedeschi e caricati su un treno con destinazione Auschwitz. La ragazza teneva stretto il suo violino custodito in un vecchio astuccio nero.

Prima di morire nel lager, la ragazza riuscì a consegnare lo strumento al fratello perché potesse ricordarsi di lei, del suo amore per lui, per la musica che li aveva sempre tenuti legati, come nel messaggio che gli lasciò nel violino dove le note della sua musica si sposano con i numeri della sua matricola e la scritta Der Musik Macht Frei (la musica rende liberi).

Negli ultimi anni, oltre al progetto tutto italiano di Lotoro, in ogni parte del mondo si cerca di recuperare e dare nuova vita alle sinfonie capaci di far vibrare l’animo, di attraversare il tempo e lo spazio per giungere a noi con la forza che solo la memoria può concederci. Ricordare è fondamentale e farlo attraverso le emozioni è più semplice per evitare che simili atrocità possano ripetersi in futuro.

 


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