Sarà l'ultima volta dell'Ora Legale?

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Nella notte tra sabato 27 e domenica 28 marzo tornerà in vigore l'ora legale, che ci farà “perdere” un'ora di sonno. Un piccolo cambiamento dei ritmi biologici che nelle persone più sensibili, come i bambini, può comportare effetti simili a quelli del jet-lag.

Irritabilità, mancanza di concentrazione, malumore, sonnolenza, difficoltà a prendere sonno, sono alcune delle conseguenze del cambio d’ora che, in ogni caso, non dovrebbero durare più di 2 o 3 giorni.

Con l'ora legale il sole sorge più tardi e di sera la luce dura più a lungo: questo influisce sulla regolazione di alcune funzioni cicliche del corpo. Per qualche giorno diventa perciò più difficile svegliarsi, mentre la sera viene ritardata la produzione di melatonina, l'ormone che favorisce il sonno e che viene sintetizzato quando è buio.

La situazione legata alla pandemia da Covid 19 ha interferito con l'equilibrio di un buon ritmo giorno-notte e in questo complesso scenario, un sonno inadeguato può peggiorare ansia e stress. 

Sembrava che l’alternanza ora solare-ora legale, almeno in Italia, fosse arrivata al capolinea, in quanto, lo scorso anno, il Parlamento europeo, con una risoluzione, invitava i Paesi Ue a decidere entro il 2021 se mantenere o meno il consueto cambio orario.

Per il momento l’Italia ha optato per il mantenimento del cambio orario ed ha chiesto formalmente di mantenere il sistema tuttora in atto e cioè: sei mesi l’anno di ora legale, sei mesi l’anno di ora solare.

Secondo il nostro governo sono tre i motivi che hanno spinto verso questa decisione: Primo: la mancanza di una valutazione su vantaggi e svantaggi perché non ci sono prove scientifiche che due piccoli cambiamenti di fuso orario possano davvero danneggiare in modo permanente l’equilibrio psico-fisico. Secondo: una questione economica perché grazie all’ora legale per sei mesi le luci si accendono un’ora dopo con un risparmio di circa 100 milioni di euro l’anno. Terzo: rischio caos di fuso orario e di non garantire, così, il corretto funzionamento del mercato interno.


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