Gente nel tempo - Massimo Bontempelli

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Una delle novità più importanti in campo editoriale di quest’anno è stata la nascita di Utopia, giovane casa editrice milanese composta prevalentemente da trentenni motivati e preparati che si pone l’obiettivo di riproporre scrittori e saggisti italiani e stranieri che si sono distinti o continuano a distinguersi in campo letterario. Nell’attesa che il 26 novembre esca in libreria Economia dell’imperduto della poetessa e critica letteraria Anne Carson, possiamo apprezzare già tre titoli in commercio tra cui Gente nel tempo di Massimo Bontempelli.

Uscito a puntate sulla Nuova Antologia nel 1936 e in seguito pubblicato in volume nel 1937, Gente nel tempo è un romanzo fortemente innovativo non soltanto perché segna uno dei punti più alti nella carriera letteraria dello scrittore comasco ma anche perché consolida il genere letterario da lui inventato: il realismo magico, che consiste brevemente nella scoperta del senso magico della vita dato dall’irruzione dell’assurdo nell’esistenza delle persone comuni.

Per Bontempelli ci sono aspetti dell’essere umano che rintracciamo nella vita di tutti i giorni e che incredibilmente abbattono le barriere dello spazio e del tempo. Così il sentimento materno può indurre una donna a rintracciare il figlio prematuramente scomparso in un altro bambino figlio di un’altra donna come in Il figlio di due madri (1929); la bellezza senza fiato di Adria determina il suo progressivo distaccamento dal marito, dai figli e dalla società per impedire che i fatti esterni e le incombenze quotidiane possano scalfire il suo volto e segnare così il proprio trionfo sul tempo come in Vita e morte di Adria e dei suoi figli (1930); e così una maledizione detta in punto di morte può segnare in maniera indelebile la vita di una famiglia come per l’appunto in Gente nel tempo.

Ispirato alla storia vera della famiglia Vietina del borgo toscano di Montignoso, i cui membri morivano incredibilmente allo scadere ferreo di un determinato tot di anni, Gente nel tempo narra della storia della famiglia ligure Medici del paese immaginario di Colonna, vittima della maledizione della Gran Vecchia che, nel giorno della morte avvenuta domenica 26 agosto 1900, predice che ogni cinque anni morirà un membro della famiglia fino all’estinzione della stirpe. Per il figlio Silvano, la moglie e cugina Vittoria e le due figlie Dirce e Nora si prepara così una lotta contro il tempo, per poter essere felici in barba a un destino crudele che elimina l’imprevedibilità, il caso e il mistero dalla vita.

I personaggi non reagiscono però allo stesso modo alla maledizione caduta sulla famiglia, che vede anche la partecipazione del paese con l’abate Clementi, che tiene un diario in cui segna i fatti salienti della vita di Colonna nel quale le vicende dei Medici ricoprono un ruolo rilevante, e le macabre scommesse su chi morirà per prima piazzate dagli avventori dell’osteria, che ricordano l’attuale clima di sospensione sull’esito delle elezioni presidenziali americane.

Se Silvano non riesce a svincolarsi dall’autorità materna, dimostrando tutta la sua inettitudine davanti a una maledizione che gli grava addosso come un macigno; Vittoria cercherà la felicità in una nuova storia d’amore, vissuta come un’evasione alle spalle del marito, mentre le figlie Dirce e Nora crescendo prenderanno sempre più consapevolezza della maledizione e faranno di tutto per sottrarsi alla sua ineluttabilità.

Gran parte del romanzo è ambientato alla villa la Coronata, casa prigione-rifugio della famiglia Medici, ma un ruolo importante, soprattutto nella seconda parte, è svolto dalla città di Milano, che rappresenta una sorta di cartina tornasole degli eventi storici, come l’emigrazione in America e la Grande Guerra.

Molte però sono le città italiane menzionate nel romanzo. Da Venezia, speranza di un sogno d’amore irrealizzabile, alla deludente Roma, fino a Messina, dove Nora e Dirce faranno giusto una toccata e fuga, per poi risalire lo stivale e sperare con lo svago di sfuggire alla morte e alla spasmodica attesa dell’ineluttabile che, in un certo senso, per i protagonisti è ancora peggio della morte stessa.

Chi soccomberà alla maledizione della Gran Vecchia? Qualcuno riuscirà a farla franca e a che prezzo?

Con una scrittura essenziale e ben congeniata Massimo Bontempelli ha scritto un romanzo pieno di suspense, ironia e dramma in cui si compenetrano realtà e immaginazione.

Utopia si lancia così nel mercato editoriale con un romanzo da tempo introvabile nella speranza che per i lettori diventi un sempreverde. Sfidando la maledizione della Gran Vecchia, Gerardo Masuccio e la sua squadra si sono gettati in un’avventura a cui auguro il più florido successo.

Oltre al romanzo recensito di Massimo Bontempelli, vincitore del premio Strega nel 1953 con L’amante fedele, Utopia ha pubblicato il romanzo La famiglia di Pascal Duarte dello spagnolo Camilo José Cela, vincitore del premio Nobel nel 1989, e il saggio Avventura dell’uomo di Piero Scanziani.


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