“C’era una volta il Covid in Italia”: benvenuti nel paese delle opportunità ed incongruenze

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E così giunti al mese di luglio, il governo domandò:<< Cosa volete che io riapra, l’Università o le discoteche?>>. Ma questa volta il popolo non scelse come al tempo di Gesù e Barabba perché, a distanza di 2000 anni, il mondo è ben diverso. No, non siamo diventati improvvisamente tutti più buoni né eticamente più riflessivi. Semplicemente ci siamo adattati alla quotidianità che ci circonda, nella quale il concetto di bene/male o giusto/sbagliato sono ormai allo stesso livello. E non è tanto l’animo o lo spirito umano ad essere cambiato, ma piuttosto le nostre esigenze quotidiane.

Dopo lunghi mesi di lockdown, nei quali si paventava la rinascita di un mondo migliore, ci siamo scontrati con una realtà dura e cruda. Da una parte i tanti sogni andati in frantumi, dall’altra il bisogno di ricostruire in fretta sulle macerie dell’emergenza globale. In mezzo centinaia, migliaia, milioni di persone totalmente abbandonate al loro destino senza alcuna guida o punto di riferimento. Purtroppo, storicamente, sappiamo bene che in un contesto di caos generale o si reagisce come comunità oppure può nascere il seme di un regime autoritario.

Oggi, in questa afosa estate 2020, l’Italia è ferma al palo vittima degli errori del passato e condannata dalle incongruenze. Sono proprio quest’ultime le vere protagoniste della nostra vita post lockdown, capaci di influenzare tutto ciò che ci sta attorno. Se è vero che il Covid-19 ha messo in luce tutte le falle di un sistema malato, è altrettanto vero che la crisi sanitaria ed economica ci ha catapultato in una nuova dimensione. Un mondo nel quale tutto è il contrario di tutto, dove non ci sono più regole ed il nostro paese viaggia su binari e velocità diverse. Siamo passati dal terrore assoluto verso il virus, al menefreghismo più totale.

Perché è successo questo? Semplice, è tutta una questione di opportunità. A partire dai media e dai mezzi di informazione nei quali sono scomparse le notizie ed i dati legati alla pandemia. Nonostante lo scoppio di diversi nuovi focolai, il Covid non è più un trend topic. Per non affrontare il problema, lo si ignora gratuitamente. Tutto ciò ha comportato la nascita di un nuovo dibattito generale che si può sintetizzare così: “Perché le università sono chiuse mentre le discoteche no?” Sembra banale dirlo, ma è tutta una questione di opportunità. Impossibile, in piena estate, chiedere di bloccare il turismo o la movida italiana. Spiagge piene di gente, locali riaperti e quella voglia di evadere dopo una lunga chiusura forzata.

Allo stesso tempo, però, regole super rigide negli istituti statali, governativi e scuole blindate manco fosse la seconda guerra mondiale. Ed allora, ci chiediamo noi, dove sta la coerenza e l’equilibrio? Che piano di ripresa c’è da settembre in poi? Anche in questo caso la risposta è semplice e lapidaria: l’Italia viaggia a corrente alternata alla ricerca di una soluzione assoluta che non esiste. Ma, alla fine, queste sono semplici riflessioni noiose che lasciano il tempo che trovano. Bisogna divertirsi e vivere questa estate di libertà: facciamoci il bagno ma con la mascherina, ubriachiamoci di mojito ma bevendo con la cannuccia, torniamo a giocare a calcetto ma la doccia ognuno a casa sua. Scateniamoci sino al 31 agosto, poi da settembre rigidità assoluta e torniamo alle misure di sicurezza.

In fondo il peggio è passato, il Covid lo ricorderemo, tra qualche anno, come quell’influenza che ha bloccato il calcio. Ripartiamo con le nostre vite e dimentichiamoci del passato. Non fermatevi a riflettere, ma cogliete ogni opportunità vi si presenti: in fondo siamo in Italia, il paese delle grandi incongruenze.


Ernesto Francia