C'era una volta... la Fiera di Messina

Contattaci
Chi siamo
Richiedila Ora

C’era una volta la Fiera che era nata il 2 aprile 1296 quando Sua Maestà Federico (III) d’Aragona, II Re di Sicilia di questo nome, con proprio decreto istituiva la “Fiera franca del Santo Sepolcro” che si teneva ogni anno dal 23 aprile al 2 maggio lungo la riviera del Ringo e che faceva, di Messina, la prima e unica sede di Fiera in Sicilia. 

Ci passava da qui, agli inizi del ‘300, un mercante fiorentino, certo Balducci Pegolotti che, entusiasta, scriveva una relazione esaltando la magnificenza della Fiera di Messina dove i toscani acquistavano pellame, lane e soprattutto sete e che, tra le tante mercanzie, si trovavano in vendita velluti di seta, cotone filato e mappato, spezie, gioie d’oro e d’argento, oggetti d’ebanisteria, sculture lignee, corallo bianco dello Stretto, raffinati pizzi e merletti (prodotti da “pizzillari” e “raccamatores”, che a Messina abitavano interi quartieri). 

Il 18 giugno del 1421 un altro re, Sua Maestà Alfonso d’Aragona, in considerazione dello sviluppo dei commerci, decretava il trasferimento della Fiera dal “Campo del Santo Sepolcro” all’interno della città, lungo le banchine del porto. In quell’anno, la data di apertura venne spostata al 1° agosto, in modo da farne coincidere la chiusura con la conclusione dei festeggiamenti in onore dell’Assunta. Con successivo privilegio del 9 luglio 1432, ancora Re Alfonso esentava i messinesi dal pagamento della gabella detta del “Tarì” per tutto il periodo della Fiera, e, nel 1436, l’apertura veniva anticipata al 25 luglio, giorno della festività di San Giacomo Apostolo Maggiore.

La rassegna veniva aperta con solenne cavalcata, guidata dal “Mastro” o “Conestabile”, che si snodava a partire dal monastero benedettino di Santa Maria della Scala detta la “Badiazza” (la cui chiesa è tuttora esistente sull’argine destro dell’omonima fiumara) e la Badessa consegnava lo Stendardo della “Fiera Franca”, ivi custodito durante l’anno ed aveva, in quella circostanza, la facoltà di liberare un reo dalla condanna capitale.

Dopo la fallita rivolta antispagnola del 1674-78 e le conseguenti rappresaglie per la città, a partire dalla prima metà del sec. XVIII la Fiera non veniva più tenuta, salvo qualche sporadica iniziativa come quella del 1882, l’“Esposizione Siciliana Artistica e Industriale” tenuta nell’allora sede dei Magazzini Generali (attuale area del parcheggio Cavallotti e silos granario).

Dopo il terremoto del 28 dicembre 1908, nel 1934 gli artigiani messinesi ridavano vita alla manifestazione che si era interrotta, col titolo di “Mostra dell’Artigianato”, allestita nei locali del Liceo Maurolico e nelle immediate adiacenze su progetto dell’architetto Camillo Autore. 

Nel 1938, per la quinta edizione, si utilizzavano gli ampi spazi del Giardino a Mare “Umberto I” affettuosamente inteso dai messinesi “lo Chalet”, gli stessi di oggi. I nuovi padiglioni venivano progettati, in pulito stile razionalista, da due grandi protagonisti dell’architettura italiana dell’epoca, Adalberto Libera e Mario De Renzi.

La manifestazione fieristica che si articolava fra stand di “Massaie rurali”, “Lavoranti a domicilio”, “Gioventù Italiana Littorio” e perfino, meraviglia delle meraviglie, un palmento rustico dove si potevano osservare i pigiatori d’uva al lavoro, veniva poi sospesa a partire dal 1940, anno in cui l’Italia entrava in guerra. Che cancellava per sempre le “giornate” del Dopolavoro, dell’Autarchia, delle Colonie, del Lavoratore e del Combattente che si tenevano in Fiera, e, nel 1946, il Presidente della giovane Repubblica Italiana, Enrico De Nicola, inaugurava la VII Fiera, la prima del dopoguerra.

Architetti di prestigio si succedevano nella progettazione di padiglioni e dell’ingresso principale: Filippo Rovigo che realizzava nel 1946 un imponente arco alto 22 metri, sostituito, poi, da tre grandi vele al vento nel 1948 e dalla struttura a ripiani per l’XI edizione del 1950, undici piani orizzontali (tanti quanti gli anni di vita della Fiera moderna) ad opera di Vincenzo Pantano, con alcune modifiche mantenutasi fino ai giorni nostri.

Come ultimo atto la Fiera, nel 1955, da “Rassegna delle Attività Economiche Siciliane” diveniva “Fiera Campionaria Internazionale”. Seguirà, a partire dagli anni Ottanta, un periodo di inarrestabile degrado che, salvo alcuni (pochi) momenti felici, segnerà la quasi irreversibile decadenza di una delle più antiche istituzioni economiche siciliane. Il resto, purtroppo, non è più favola ma ordinaria storia di degrado e abbandono di oggi.


Nino Principato