Bruno Samperi - Nefros - le quattro vite

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L'iconografia dell'artista è ricca di questi momenti intensi in cui lo spettatore viene invitato a trovare una spiegazione a ricostruire il senso razionale nonostante la magia sia qui tutta nell'incertezza, nell'indefinitezza. Chi è Nefros? La parola è un sostantivo maschile greco, indica i reni, ma anche i pensieri più intimi dell'anima. Bruno Samperi interpreta questo organo tra astrazione e un ritmato senso figurale. Il rene è quella macchia scura al centro dell'opera? Non lo sappiamo, è diventato forse un vaso, un brano di terra dal quale si diramano strade, rami, luci pulsanti.

Forse è una visione al microscopio o un pezzo di cielo sul quale appaiono le luci di insetti danzanti. L'apertura di senso è totale, Samperi, federe alla sua poetica, dialoga con la natura e naturalmente ne amplifica i punti di tangenza con una pluralità di significati possibili. L'opera rappresenta perfettamente quel linguaggio biologico di forme astratte che contraddistingue buona parte della sua ultima produzione e il cuore della sua estetica strettamente connessa con il mondo naturale e le sue strutture più segrete.

Il fondo bianco attraversato da figure e colori muove l'immagine con una brezza emotiva dal ritmo gentile lo spazio riverbera un vissuto diretto, un sentire personale o dell'artista che ha voluto trasformare la morfologia e il funzionamento dell'organo in un allegoria floreale, metafisica del fluire eterno delle cose nel mondo.

Mosè Previti