Discorso su Messina. Dieci giorni dopo il disastro

Contattaci
Chi siamo
Richiedila Ora

Discorso su Messina. Dieci giorni dopo il disastro” di Il’ja Mečnikov edito da Giambra editori è un breve scritto che lo scienziato russo sente di dover scrivere per la città di Messina gravemente danneggiata dal terremoto del 1908. È infatti nella città dello Stretto che Mečnikov scoprirà la fagocitosi che gli varrà il Nobel alla Medicina insieme a Paul Ehrlich nello stesso anno del sisma.

A Messina il premio Nobel soggiornerà per tre volte e dopo aver condotto studi approfonditi di zoologia sui microrganismi dello Stretto avvierà su consiglio del patologo tedesco Rudolf Virchow, che si trovava a Messina per problemi di salute, quegli studi di patologia che gli daranno fama mondiale. Per Mečnikov Messina non era una bella città e la sporcizia regnava sovrana. Soprattutto non gli piacevano per niente la sporcizia e gli odori della zona portuale. La fauna marina e lo “splendido paesaggio dello Stretto” suscitavano però in lui un vivido interesse. Qui poteva potenziare le proprie ricerche sui microrganismi e raggiungere risultati che a Napoli non avrebbe potuto conseguire.

Nel discorso lo scienziato russo è costernato dal numero di vittime causato dal terremoto ed esprime un cordoglio sincero e intenso verso la città di Messina. In mezzo a tanta sofferenza Mečnikov riesce anche a provare un certo sollievo nell’essere venuto a conoscenza che il suo amico professore Giovanni Weiss sia riuscito a salvarsi. Con l’ex rettore dell’università ebbe modo di instaurare un rapporto di amicizia autentico e intellettualmente stimolante che serberà per tutta la vita.

L’autore del discorso si sofferma in particolare sul suo ultimo soggiorno a Messina del 1882. Stanco delle diatribe politiche all’interno dell’università di Odessa, Mečnikov decise di ritornare a Messina a proseguire i propri studi scientifici. Si trasferì con la giovane moglie Olga, i figli e il fratello di lei fuori la città, nel quartiere del Ringo, per avere un po’ di tranquillità.

Un giorno si trovò ad osservare al microscopio “le cellule mobili di una larva trasparente di stella marina”, quando un pensiero gli balenò nella mente: la possibilità che queste cellule mobili (fagociti) avessero un ruolo fondamentale nella difesa dell’organismo dai microbi. Nel Natale dell’82 Mečnikov prese la decisione di attuare un esperimento per verificare la sua ipotesi. Prese delle spine dal giardino della casa del Ringo e le infilò nell’epidermide delle larve di stelle marine. L’indomani vide che in effetti le cellule fagociti avevano circondato la parte danneggiata “come si osserva in un uomo che ha una scheggia nel dito”. Quell’esperimento fu la base di partenza per i suoi studi sulla fagocitosi alla quale dedicò i successivi venticinque anni della sua vita e che gli valsero il premio Nobel alla Medicina.

Roberto Cavallaro