La fontana del Lauro

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Nell’attuale slargo denominato “Rotonda di San Francesco di Paola”, anticamente “Campo del Santo Sepolcro”, esistono ancora i resti informi di una fontana la cui ubicazione in questo sito si rileva nelle antiche carte planimetriche della città. In particolare, nella pianta topografica che era allegata alla guida stampata a cura del Municipio nel 1902, “Messina e dintorni”, la fontana appare contornata da alberi. Potrebbe trattarsi del cosiddetto “Fonte del Lauro” di cui parlano gli storici antichi, toponimo che era stato dato al tratto di spiaggia dove si trovava la “Cala della Sanità” in San Francesco di Paola. L’annalista Cajo Domenico Gallo, in particolare, ci riferisce di una “…concessione che avrebbe fatto il Senato messinese il 6 Marzo 1514 a Gio. Giacomo di Cutelli di questa contrada per tarì sei l’anno, per fabbricarvi una fornace e costruire una fonte”.

Non sappiamo se questa fontana di cui parla il Gallo sostituì quella più antica o se si tratti di un’altra ubicata nella zona, anche perché la troviamo citata da Michaelis Platiensìs  nella “Historia Sicula” (in R. Gregorio, “Bibliotheca scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere”, II,  Palermo 1792) con la denominazione di “la funtana di lauru”, a proposito dello sbarco nella zona di due galee pisane del Conte di Novara, Matteo Palizzi, che ritornava dall’esilio nel 1348.

Giuseppe La Farina, nella sua opera “Messina ed i suoi Monumenti” stampata nel 1840, a pag. 35, riporta l’iscrizione datata 1724 “…la quale era in un fonte vicino la Chiesa di S. Francesco di Paola”, che verosimilmente doveva trovarsi murata proprio sulla fontana di cui oggi rimangono gli avanzi:    

D.O.M.

IMPERANTE CAROLO VI. VICEREGNANTE COMITE DE PALMA,

GUBERNANTE CIVITATEM COMITE DE WALLIS.

P.P.P.

UT ACTIONIBUS NOSTRIS IUSTE PROCEDAMUS 

Nel 1884 vi furono collocati per ornamento I cosiddetti “Quattro Cavallucci” che facevano parte delle altrettante fontane site nella piazza di Santa Maria La Porta (l’attuale Largo Seguenza), realizzate nel 1742 dallo scultore catanese Giovan Battista Marino su progetto dell’architetto Gaetano Ungaro. Si trattava di puttini che cavalcavano dei cavalli marini all’interno di vasche ovali (due di queste vasche sono state recentemente collocate in Largo San Giacomo, alle spalle del Duomo), che venivano qui trasportate nel 1896 e sistemate in un laghetto artificiale appositamente costruito.

Nel 1934, per realizzare il Lungomare e la Fiera, il laghetto veniva interrato e le sculture temporaneamente depositate nel recinto dell’ex Gazometro per interessamento dell’ing. Lo Surdo da dove, in seguito, scomparivano.

Nino Principato