Giacomo Rondinella, cantante, attore e compositore messinese

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Nel 2015 moriva a Fonte Nuova, Comune della città metropolitana di Roma, il primo cantante ad aver inciso “Malafemmena”, il brano composto e musicato da Totò nel 1951 e la cui versione, a oggi, rimane la più celebre mai incisa.

Si chiamava Giacomo Rondinella, voce storica della canzone napoletana, ed era nato a Messina il 30 agosto 1923. Figlio di Ciccillo e di Maria Sportelli, cantanti e attori specializzati in un repertorio di genere napoletano (il fratello Luciano cantante e discografico, la nipote Clelia attrice e le sue sorelle Francesca e Amelia cantanti anche loro), i genitori che non vogliono che segua il loro mestiere lo iscrivono all’Istituto Nautico per conseguire il diploma di capitano di lungo corso. 

Allo scoppio del Secondo conflitto mondiale, si arruola in Marina nel Battaglione “San Marco” e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si dedica al pugilato con scarsi risultati. Vince nel 1944 il concorso di “Voci Nuove” indetto da Radio Napoli e da questo momento ha inizio la sua splendida carriera di cantante melodico-sentimentale che lo porterà a diventare un’autentica star della canzone napoletana.

Nel 1945 il debutto nel mondo dello spettacolo con la rivista “Imputati…alziamoci!” di Michele Galdieri e dove interpreta e lancia, per la prima volta, la canzone “Munasterio 'e Santa Chiara”, che diventerà un successo mondiale. Partecipa ad alcuni spettacoli del mitico duo Garinei e Giovannini fra i quali “Cantachiaro n.2” con Anna Magnani e Gino Cervi (1945), “Sono le dieci e tutto va bene”con la Compagnia Za-Bum (1946) e “Black and White” (1951); quindi “Sotto i ponti del Naviglio” di Bracchi con Tino Scotti (1949) e “La piazza”di Galdieri con Carlo Dapporto (1952). Importante interprete del repertorio melodico partenopeo, Rondinella debutta come cantante nel 1951 con "Luna rossa", alla quale seguono, oltre "Malafemmena", fra le tantissime altre, “Me so ‘mbriacato “e sole” (1951), “Anema e core” (1951), “Che m’ha saputo fa stu quarto ‘e luna” (1951), “Nun t’addurmì” (1956), “Guaglione” (1956), “’Na voce ‘na chitarra e ‘o poco ‘e luna” (1956), “Sciummo” (1956), “Aggio perduto ‘o suonnu” (1956), “’O calippese napulitano” (1958), "Giulietta e Romeo" (1958), “’A resatella” (1958), "Serenella" (1961), “Il nostro amore” (1962), “So’ turnato cu tte” (1964), “Guappetella” (1968), "Giuvanne simpatia" (1969).

Bello, alto, atletico e dongiovanni, fotogenico, disinvolto, di Giacomo Rondinella ben presto si accorge anche il cinema e i produttori cinematografici, consapevoli del successo che il giovane cantante può ottenere sullo schermo e particolarmente nel gentil sesso, se lo contendono dal dopoguerra in poi per girare pellicole di grande successo. “Notte di tempesta” il suo primo film, diretto nel 1946 da Gianni Franciolini cui seguono, tra i tantissimi, “L’isola del sogno” di Ernesto Remani (1947), “Ultimo amore” di Luigi Chiarini (1947), “Natale al campo 119” di Pietro Francisci (1947), “Napoli milionaria” del grande Eduardo De Filippo (1950), “Porca miseria!” di Giorgio Bianchi (1951), “Solo per te Lucia” di Franco Rossi (1952), “Città canora” di Mario Costa (1952), “Viva il cinema!” di Enzo Trapani e Giorgio Baldaccini (1952), “…e Napoli canta!” di Armando Grottini (1953), “Finalmente libero” di Mario Amendola e Ruggero Maccari (1953). Nel 1954 arriva a girare addirittura dieci pellicole fra le quali “Cento serenate” di Anton Giulio Majano, “Napoli terra d’amore di Camillo Mastrocinque, “Piscatore ‘e Pusilleco” di Giorgio Capitani, “Violenza sul lago”, di Leonardo Cortese. Sue sono inoltre le colonne sonore dei film “Domenica d’agosto” di Luciano Emmer (1950), “Viva la rivista!” di Enzo Trapani (1953),“Viaggio in Italia” di Roberto Rossellini (1954), “Addio mia bella signora!” di Fernando Cerchio (1954).

Nel 1954 Roberto Rossellini lo vuole nel cast di “Dov’è la libertà…?”, un film commedia dei più travagliati di Totò poiché, dopo aver girato alcune scene, Rossellini si disinteressò della pellicola che venne completata dopo circa un anno principalmente da Mario Monicelli e le inquadrature finali girate da Federico Fellini. 

Ma a consegnarlo alla storia dello spettacolo è il film “Carosello napoletano” del 1954, diretto da Ettore Giannini e portato dal palcoscenico al grande schermo. Con attori del calibro di Sophia Loren e Paolo Stoppa (il film vinse il “Prix International” al Festival di Cannes 1954), Giacomo Rondinella oltre a recitare interpreta quasi tutte le canzoni. La storia è quella di Salvatore Esposito (Paolo Stoppa), un cantastorie sfrattato che vagabonda per Napoli con la sua numerosa famiglia tirando un carretto che contiene tutte le sue cose. Questo è il filo conduttore che lega gli episodi del film, una sorta di rievocazione in chiave musicale della tormentata storia della città attraverso i secoli, dalle dominazioni francesi e spagnole, a quelle inglesi e americane.

Gianni Rondolino, nel Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1945/1955, così ne parlò: “Uno dei primi e più validi esempi di "Film rivista" italiano può essere considerato questo film di Giannini, tratto dall'omonima opera teatrale dello stesso Giannini. Il panorama che esso offre della multiforme società napoletana, dei tipi, dei caratteri, degli usi e dei costumi, è vario e colorito e nell'ambito di uno spettacolo coreografico e rivistaiolo, abbastanza approfondito. Ci sono numeri e scenette, episodi e balletti di classe, una recitazione sciolta e brillante, anche se sullo schermo molto del ritmo e del fascino della rivista va perduto; perché vi manca quel calore e quella comunicazione umana che solo il palcoscenico, in questo genere di spettacolo, può dare”.

Per la sua bellezza e importanza, il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare.  Giacomo Rondinella, un mito, un’icona della musica napoletana, un messinese che ebbe il merito di scoprire da talent scout due grandi attrici italiane: grazie a lui una giovanissima Virna Lisi arrivò al produttore Antonio Ferrigno e Marisa Allasio lavorò in “Poveri ma belli” e “Belle ma povere” di Dino Risi. 


Nino Principato