L’ottava meraviglia del mondo: l'elettrodotto dello Stretto

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Nel 1948 l’ing. Arturo Danusso progettava i due piloni sulla sponda sicula e su quella calabra di quello che sarebbe stato l’elettrodotto più lungo del mondo.

I lavori ebbero inizio il 22 ottobre 1952 quando venne affondato, a Torre Faro, il primo cassone della base. Proseguirono, quindi, in mezzo a mille difficoltà ma alla fine il risultato fu quello di aver realizzato, come la definirono i giornali dell’epoca, l’”ottava meraviglia del mondo” che, nel 1957, si aggiudicò il prestigioso premio ANIAI (una sorta di Premio Nobel per la tecnologia).

Queste, cronologicamente, alcune delle tappe più significative della titanica opera:

27 gennaio 1953: inizio ufficiale dei lavori alla presenza dei ministri Aldisio e Restivo;
25 ottobre 1953: sono ultimati i basamenti in cemento armato che costituiscono le fondamenta dei due piloni;
26 febbraio 1954: inizio montaggio primo traliccio metallico;
2 ottobre 1954: i due piloni sono ultimati;
21 luglio 1955: il ministro della Difesa ordina la chiusura del traffico marittimo nello Stretto, fino al 2 agosto, per la tesatura dei cavi dell’elettrodotto;
3 agosto 1955: si rompono due cavi e uno di essi trancia di netto la testa di un operaio. Momenti di grande panico a Torre Faro;
24 agosto 1955: riprende la tesatura dei cavi;
20 settembre 1955: si sfracella al suolo un operaio precipitato da una torre di ancoraggio dopo un volo di 25 metri;
22 settembre 1955: nuovamente ultimata la tesatura dei quattro cavi;
19 novembre 1955: viene effettuato il collaudo, il cosiddetto “battesimo internazionale”, con esiti positivi;
27 dicembre 1955: prova ufficiale dell’elettrodotto;
28 dicembre 1955: alle ore 16,30, l’elettrodotto entra in funzione;
16 maggio 1956: in occasione della celebrazione del decennale dell’autonomia regionale, il presidente della Regione Siciliana, on. Alessi, presenzia alla cerimonia per la posa della prima pietra della nuova zona industriale, all’inaugurazione ufficiale dell’elettrodotto e al battesimo dell’aliscafo “Freccia del Sole”.

Realizzato dalla SGES (Società Generale Elettrica della Sicilia), l’elettrodotto costò quasi 2 miliardi di lire e impegnò 200 mila giornate lavorative. I piloni, alti 232 metri, quasi quanto la Torre Eiffel, ed in grado di resistere alle sollecitazioni provocate da un vento di 150 km/h o dal terremoto (scosse del 10 grado della scala Mercalli), sono raggiungibili alla sommità mediante 1114 gradini, oltre ai 50 delle fondazioni. La stazione di ammaraggio a Torre Faro, con le due imponenti torri, venne progettata dall’ing. Riccardo Morandi. 

Da un’idea lanciata dal Prof. Arch. Marcello Sèstito nel 1990, e cioè la possibilità di un attraversamento con funivia tra le due sponde del canale, nella sua concretezza si è potuta finalmente esplicitare attraverso la tesi di laurea che il prof. Sèstito ha proposto, in qualità di relatore, al laureando in Architettura Luigi Marco Sturniolo, “che ha portato a compimento l’idea originaria definendola, attraverso un lungo percorso progettuale, con risultati coerenti e compiuti.”. 

All’impegno encomiabile de "L'Altra Sicilia” nel 2000 che si è battuta a lungo per il recupero del pilone di Torre Faro, fa seguito oggi l'impegno del Sindaco Cateno De Luca con la sua accensione, ennesimo segnale di rinnovamento per la città che dà l’avvio ad un processo di valorizzazione e riqualificazione di questo simbolo di Messina nel mondo. 

E grande rispetto, grande stima e grande riconoscenza per gli operai-spider man che vi hanno lavorato, che hanno creato questa meraviglia e che vi hanno sacrificato, alcuni, anche la propria vita.


Nino Principato

( le foto storiche della realizzazione del pilone sono tratte dal libro edito nel 1958 dalla SGES (Società Generale Elettrica della Sicilia), Libreria Dedalo Editrice di Roma, "L'attraversamento elettrico dello Stretto di Messina")