Come diventai monaca - Cèsar Aira

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Come diventai monaca è un romanzo breve allegorico di César Aira edito da Fazi editore, che si contraddistingue per la vena satirica e al contempo poetica dell’autore argentino, capace di costruire un’opera narrativa attorno al desiderio di una bambina di mangiare per la prima volta il gelato e in particolare il gelato fragola per via del colore rosa che affascina la protagonista.

Mescolando ricordo e immaginazione Aira costruisce un romanzo delizioso in cui il tragico e il comico si intrecciano in maniera indissolubile, un po’ come in Herman Melville di cui Aira – che vanta anche una storia di tutto rispetto come traduttore – ne è un ammiratore appassionato da come risulta dalla “Nota del traduttore” curata da Raul Schenardi, che riprende un discorso dell’autore tenuto in occasione del centocinquantesimo anniversario della pubblicazione di Moby Dick e in cui afferma che l’incipit del capolavoro di Melville – il celebre Call me Ismael – « è il “c’era una volta” del romanzo moderno ».

Lo scrittore argentino, avendo ben interiorizzato gli insegnamenti di Melville, costruisce un incipit perfetto che racchiude in sé il gioco meta-letterario del titolo – diventare monaca e quindi prendere l’abito significa narrare al lettore la storia della morte della protagonista – e che mostra al lettore la bellezza meravigliosa del viaggio immaginifico che dovrà affrontare in questa lettura.

Tutto ha inizio quando il padre, un argentino stempiato del ceto medio, decide di portare la figlia di sei anni in una gelateria di Rosario, città a pochi chilometri da Buenos Aires in cui la famiglia si è appena trasferita.

La bambina non ha mai mangiato il gelato e ne ha fatto un mito da come il padre gliene ha parlato, decantandone la cremosità, la freschezza, il gusto piacevole e gli odori rigeneranti.

L’esperienza per la bambina si rivelerà suo malgrado tutt’altro che piacevole. Sarà un’esperienza tragicomica che inciderà pesantemente su di lei e sulla sua famiglia.

Il gelato alla fragola da lei scelto si rivelerà disgustoso e avariato e il padre, vedendo la figlia in preda ai primi sintomi di intossicazione, si fionda infuriato e deluso nella gelateria e uccide il gelataio affogandolo nel fustino del gelato fragola precedentemente utilizzato.

Dopo aver trascorso un breve periodo in ospedale circondata da un’infermiera incompetente e odiata dai genitori seguita sempre da una nana miracolosa, la bambina comincia la scuola in ritardo rispetto ai compagni che già sanno leggere. Senza il padre che si trova a dover scontare il carcere per il delitto commesso, la giovane protagonista stringe un rapporto stretto con la madre e con un coetaneo vicino di casa molto estroso e popolare. Tuttavia la bambina riesce a trovare rifugio e a essere veramente felice solo all’interno della propria immaginazione, stimolata dalle trasmissioni radiofoniche che accompagnano i suoi pomeriggi.

Come il rosa che tinge i cieli la felicità ha però vita breve. Ben presto il gelato alla fragola reclamerà la sua atroce vendetta e il “Non so” della protagonista – non tanto dissimile a mio parere dal “Preferirei di no” del Bartleby di Melville – ben poco potrà nei confronti dell’assurdità, ipocrisia e corruzione della realtà. Una realtà a cui non si può sfuggire ma a cui l’immaginazione si opporrà fino all’ultimo palpito, fino all’ultimo respiro e soprattutto fino all’ultima sinapsi.

Estinta l’immaginazione spontanea del fanciullo può avere inizio la vocazione alla scrittura di César Aira, uno dei più noti scrittori sudamericani finalista al Man Booker International Prize e considerato tra i migliori scrittori argentini contemporanei.  


Roberto Cavallaro di Dedalus Libreria